25/03/2018
Pubblicato da Politica in Penisola il 25/03/2018
L’aspirazione al cambiamento che sale dal popolo italiano sembra volgere, in questa fase, al favore di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini, ma un tradimento delle attese trasformerebbe in un breve lasso di tempo il murales dello loro “bacio” da icona profetica di una speranza a ironica parodia di una illusione
Le elezioni, con i voti determinanti del M5S e del centro destra, della berlusconiana ortodossa Maria Elisabetta Alberti Casellati alla presidenza del Senato della Repubblica e del pentastellato ortodosso Roberto Fico alla presidenza della Camera dei Deputati sono state condizionate dai sondaggi post elettorali che hanno certificato, senza controindicazioni, sia per l’effetto traino sia per l’andamento delle trattative, l’ulteriore balzo in avanti di tre punti del M5S di Luigi Di Maio e di ben cinque punti della Lega di Matteo Salvini a spese sempre degli sconfitti del 4 marzo, Forza Italia di Silvio Berlusconi e PD di Matteo Renzi, nonché del ridimensionamento di tutti i cespugli nani, di destra, di centro e di sinistra.
La determinazione, inoltre, di Salvini a stanare Berlusconi e i suoi “cattivi consiglieri” (il riferimento a Gianni Letta non risulta casuale!) è stata alimentata, psicologicamente, anche dal bagno di folla per festeggiare la vittoria vissuto a Rosarno e a Viterbo.
I sondaggi hanno incoraggiato, dopo le prime scaramucce tattiche, i due leader populisti a rompere gli indugi e a scoprire le carte per realizzare il loro accordo sulle presidenze, premessa per un’eventuale intesa di governo, onde poter salire al Quirinale e rispondere, con le idee chiare, alle cinque domande (obbligate) del presidente Sergio Mattarella: chi proponete per l’incarico di presidente del Consiglio dei Ministri? Con quale maggioranza, politica e numerica, pensate di sostenere il governo? Quali saranno i punti qualificanti del programma del nuovo governo? A quale tipologia di struttura ministeriale farete affidamento, in particolare per le delicate responsabilità di ministro degli Affari Esteri, dell’Interno, dell’Economia e della Difesa? Quali prospettive temporali assegnerete al nuovo esecutivo?Se le risposte saranno sufficientemente rassicuranti, il Capo dello Stato non avrà remore nell’affidare l’incarico all’uomo indicato dal tandem M5S-Lega e il governo potrebbe presentarsi alle Camere per la fiducia, entro poche settimane.
A nessuno sarà sfuggito il dettaglio, alla vigilia dell’insediamento del nuovo Parlamento, delle visite di Salvini e di Di Maio all’ambasciatore USA a Roma, Lewis Eisenberg, amico personale di Donald Trump, finalizzate a rassicurare l’amministrazione americana e l’opinione pubblica europea sulla fedeltà di un governo sovranista alle tradizionali alleanze atlantiche del nostro paese, nonostante l’aperta simpatia dei due leader per la Russia di Putin. Permane il dubbio se, dopo il “freddo tradimento” di venerdì pomeriggio e la “finta riconciliazione” di ieri mattina, Salvini continuerà a trattare con Di Maio e il M5S, in nome e per conto del centrodestra o soltanto come leader indiscusso della Lega (i lamenti di Umberto Bossi e le implorazioni di Roberto Maroni sono delle isolate manifestazioni patetiche!).
Berlusconi, tuttavia, dovrà evitare altri errori fatali sia di tattica che di strategia, nei rapporti con Salvini di cui ha sperimentato sulla propria pelle e sanguinosamente la risolutezza e il carattere, anche perché il Matteo che “non ama” (l’altro, quello “che ama”, se ne sta rimpannucciato nei banchi del Senato a leccarsi le ferite e a rimpiangere i bei tempi del Nazareno!) non vede l’ora di assorbire definitivamente l’elettorato di Forza Italia e di recuperare alla sua causa i reduci del berlusconismo, in rotta al Nord, al Centro e al Sud (le operazioni sono in pieno svolgimento!) dopo aver spedito in pellicceria le vecchie volpi della prima e della seconda repubblica.
LA WATERLOO DI BERLUSCONI. VERSO SANT’ELENA?
La Waterloo di Berlusconi si è consumata in quasi due mesi, dall’inizio della campagna elettorale fino alle elezioni dei presidenti delle Camere in un ininterrotto scontro polemico, neppure dissimulato, tra il l’anziano tycoon e il giovane rampante. Il quale non ha fatto mai mistero degli obiettivi nazionali del suo partito. Le tappe della Waterloo berlusconiana: lo scontro sulle candidature, vinto da Salvini con l’aiuto dei forzisti cripto leghisti; il dissidio sul programma, vinto da Salvini sui punti più qualificanti e la battaglia per la premiership, vinta da Salvini con il criterio del “voto in più”, quando tutti i sondaggi davano per scontato il sorpasso della Lega, pur rimanendo incerta la percentuale dello scavalcamento.
Penosi gli affannati inseguimenti di Berlusconi sulle posizioni più estremiste dell’alleato, specie sul rimpatrio immediato degli “ottocentomila” immigrati clandestini, “dediti allo spaccio, ai furti, alle rapine, agli stupri e ad ogni sorta di violenze”. Non si è capito, tuttavia, se il britannico Duca di Wellington (Di Maio) e il prussiano feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher (Salvini) si accorderanno anche sull’esilio di Berlusconi a Sant’Elena o lo lasceranno nella reggia di Arcore a rimuginare ossessivamente su una campagna elettorale sbagliata, decrepita e ripetitiva, che sapeva di muffa e sullo sfregio di immagine (drammatico per un comunicazionista!) subito dal quel “ragazzino di Pomigliano d’Arco”, con il rifiuto sprezzante di rispondergli a telefono o di sedersi allo stesso tavolo delle trattative, quasi si trattasse di un “appestato”.
L’EMARGINAZIONE POLITICA DEL PD E DELLA SINISTRA
Il PD e la sinistra in queste settimane post 4 marzo non si sono ripresi dello choc della débâcle subita (la peggiore della storia repubblicana!) e non sono riusciti ad elaborare uno straccio di strategia sulle elezioni dei vertici del Parlamento. I pochi esponenti che hanno ripreso la voce, filo, post o antirenziani hanno esaltato in ogni dichiarazione l’ideologia aventiniana dell’opposizione, rispettosa della volontà dei cittadini preoccupati soltanto di controllarsi a vicenda affinché nessuna componente, nostalgica del passato, si permettesse di violare la consegna degli elettori. I democratici hanno poco tempo, non più di sei mesi, per riorganizzarsi ed elaborare un credibile progetto per il futuro della società italiana e per la difesa della nostra democrazia. Se dovesse fallire il tentativo di un governo sovranista e se la soluzione della crisi si avviasse lungo il crinale di nuove elezioni ad ottobre, il PD e la sinistra rischierebbero non solo l’insignificanza politica, ma la scomparsa dalla geografia politica nazionale, come avvenuto in altri paesi europei.
IL MURALES PROFETICO E QUEL “BACIO” APPASSIONATO TRA LUIGI E MATTEO
Alla vigilia delle elezioni dei presidenti delle Camere è apparso al centro di Roma, in una strada tra il Senato e la Camera dei Deputati, un murales ben fatto, a firma Tvboy (nome d’arte di un artista di strada palermitano, Salvatore Benintende), intitolato “Amor populi”, che rappresentava i due vincitori delle elezioni, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, mentre in piedi si baciavano appassionatamente sullo sfondo di un cuore rosso fiammeggiante. L’opera Neopop, subito rimossa, veniva poi commentata dall’autore sui Social con due interrogativi:”È un bacio immaginario o possibile? E un bacio di benvenuto o di addio? Con le votazioni per i presidenti del Senato e della Camera forse lo scopriremo”. La risposta alla provocazione artistica è venuta dagli eventi di ieri: il bacio si è realizzato ed è stato un bacio di benvenuto.
Per ora!
Resisterà il rapporto politico-amoroso tra i due, artisticamente parlando, anche nelle prossime settimane di fronte alle prevedibili reazioni negative di chi vede come il fumo negli occhi un governo sovranista: dalle istituzioni politiche europee a quelle finanziarie, dalle consorterie del potere alle aristocrazie dell’alta amministrazione, preoccupate di un repulisti generale ai vertici degli apparati dello Stato?
Si metteranno in moto le centrali del discredito organizzato, le cosiddette macchine del fango, attraverso il giornalismo radio-televisivo e della carta stampata, sulla base di dossier riservati, di retroscena, di presunti scheletri nell’armadio e di segreti inconfessabili sulla vita privata? Le cosiddette “escursioni nelle mutande”.
Non è dato prevedere se i due leader, Di Maio e Salvini, i quali hanno dimostrato finora di possedere nervi saldi, un’apprezzabile lucidità e una rapidità decisionale che ha stupito persino gli avversari politici, sapranno bypassare gli ostacoli reali e le trappole predisposte sul loro cammino. E se riusciranno ad affrontare con il realismo di chi deve governare i problemi sul tappeto, senza spacciare più le fallaci illusioni della campagna elettorale.
L’aspirazione al cambiamento che sale dal popolo italiano sembra volgere, in questa fase, al favore di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini, ma un tradimento delle attese trasformerebbe in un breve lasso di tempo il murales del loro “bacio”, da icona profetica di una speranza a ironica parodia di una illusione. La fine dell’idillio populista!