06/08/2018

La poesia, come la musica, deve stimolare sensazioni, emozioni e ricordi.
La poesia libera l’animo e riesce ad esprimerlo, poi, in parole, come la musica in note.
L’istinto poetico dell’uomo si perde nella notte dei tempi, per alienarsi e ricomporsi in frammentarie bramosie liriche.
La poesia svela l’impulso ancestrale, dominato dal sentimento, che diffonde misteri in ogni verso.
La poesia diviene linea melodica d’immenso e non concede all’autore, né al lettore, autorevoli o razionali garanzie estetiche.
La sua potenza, spesso inespressa, deve essere amata coi sensi, affinché ci parli, ci rapisca e ci rinnovi nel profondo.
La poesia, quindi, come la musica, è libera, non ha confini delimitabili.
Essa è nell’aria, è dentro di noi, è intorno a noi, ci assedia e, talora, ci seduce.
La poesia libera l’animo e riesce ad esprimerlo, poi, in versi.
La poesia di Anna Maria Gargiulo è tutto questo, rapimento, estasi, seduzione e incanto, una soggettiva rappresentazione della realtà, che evita qualsiasi costruzione ideale, sovrastrutturale, per occuparsi della realtà quale essa appare all’ispirazione poetica.
Non c’è, nella sua poesia, dunque, alcuna evasione verso mondi idilliaci o esotici, quanto piuttosto la volontà di calarsi interamente nella concretezza sentimentale che la anima, che la assedia, e che, quasi, la soffoca.
Il suo linguaggio poetico, sempre musicale, armonico, con variegate sonorità, si alimenta, soprattutto, dell’uso del colore e dei suoni, che costituiscono gli elementi fondanti della sua visione poetica.
Ciò consente al lettore, inizialmente, di percepirli e, poi, pian piano, attraverso l’elaborazione concettuale, di distinguere le forme e gli spazi elegiaci, in cui l’Autrice li trasfonde e li trasfigura.
Questi “distinguo” costituiscono il riflesso degli “oggetti”, cantati dalla poetessa.
La sua poesia si nutre, inoltre, di luce, perché nasce nella solarità sorrentina.
Ecco perché la poesia di Anna Maria Gargiulo rimanda alla musica e alla pittura.
Non rappresenta il frutto di un chiuso boudoir di ispirazione, ancorché raffinato, ma un paesaggio dell’anima.
Così, ella coglie tutti gli effetti luministici e musicali che la visione diretta le fornisce. I suoi versi diventano, di conseguenza, estremamente mutevoli, come mutevoli sono i colori e i suoni della sua amata terra.
Questa sensazione di mutevolezza rappresenta la caratteristica più significativa, e originale, della sua poetica.
La realtà, infatti, muta continuamente di aspetto. La luce varia ad ogni istante, così come un suono e la sua intensità. Gli oggetti e le cose fluttuano. Si muovono nell’eremo della sua dimensione interiore. Il momento sintetizza la sensazione e la sorprende in una particolare inquadratura, come fosse una fotografia d’autore.
Un fulmine dello spirito, una saetta di luce, un tuono dell’animo! Un brivido inconsapevole!
Il lettore, in tal modo, fa ricorso alla sensazione e all’identificazione con le impressioni suggerite. E oblia la ragione! Si libera delle sovrastrutture della mente, dei concetti inutili e superflui, i quali si affollano intorno ad un evento, ad una esperienza. Coglie l’essenza di un accadimento, la sostanza di un’esperienza, il nucleo di un’emozione.
L’Autrice non adopera, quindi, la sua poesia per celebrare ideali esemplari o modelli archetipi, valori extra lirici, ma la risolve nella creazione pura, fine a se stessa, completamente affrancata da qualsiasi forma metrica o retorica, del tutto priva di qualsiasi finalità narrativa.
Acqua sorgiva dello Spirito, fonte purissima di bellezza, come cristallo.
Non mostra di avere necessità di certezze poetiche cui aggrapparsi. Preferisce lasciarsi travolgere del sentimento. Per cui, le forme espressive ricercate rispecchiano sempre e solo il suo animo.
E tale raffinatezza della parola, del tutto desueta, conferisce a questa preziosa raccolta un significato autonomo, isolato, fuori dal contesto contemporaneo, immerso nelle acque primigenie della Natura.
Una Natura cristallizzata nei riflessi della luce sul mare, nel soffio della brezza, ma anche nelle nuvole scure e negli orizzonti foschi.
Una Natura non contemplata nella sua interezza, nelle sue multiformi fenomenologie stagionali, nei suoi topoi poetici.
Solo accennata, quasi sfiorata.
Una Natura che pare soffrire, in costante lotta per la sopravvivenza, tra il sentimento del dolore e l’amaro struggimento per una vita, nella quale gli attimi di felicità restano caduchi e transeunti.
Il mio compiacimento intellettuale per questa nuova prova creativa di Anna Maria Gargiulo non origina dai pur consapevoli e solidi sentimenti di affettuosa amicizia, che mi legano a Lei, quanto piuttosto da sentimenti di sincera gratitudine per gli appaganti e rigeneranti moti dell’animo che i suoi versi mi hanno suscitato.

Raffaele Lauro con il professor Salvatore Ferraro e la poetessa Anna Maria Gargiulo

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