16/02/2020
Buona domenica e Ti chiedo di scusami! Ti prego, se puoi, di dedicare soltanto 5 minuti di questo giorno di festa alla lettura e ad una riflessione sul testamento del dottor Li Wen Liang, il medico cinese, di fede cristiana, che, per primo, comprese la gravità del coronavirus. La sua testimonianza di amore mi ha profondamente commosso e confortato. Spero lo sia anche per Te, un forte abbraccio, Raffaele
Articolo di Michele M. Ippolito del 15 Febbraio 2020, tratto dal sito internet "lafedequotidiana.it":
“In tutta la Cina, la gente parla della morte del dottor Li Wen Liang”, scrive su Facebook il professor Stefano Biavaschi.
“Fu il medico cristiano che scoprì per primo il coronavirus e venne perseguitato dalle autorità per aver lanciato l’allarme sui pericoli”, ricorda Biavaschi.
Come è noto, nel dicembre del 2019 era stato perfino arrestato. Rilasciato si era sempre preso cura dei pazienti fino a quando anche lui non è stato infettato.
Li Wen Liang è morto lasciando una moglie, anch’essa infetta, oltre che incinta di 8 mesi del loro secondo figlio.
“Prima di morire”, ricorda Biavaschi, “il dottor Li Wen Liang ha lasciato uno scritto nel quale, in modo profondamente toccante, ha detto come gli sarebbe mancata la sua famiglia, la sua amata Wuhan, ed ha citato 2 Tim 4,7-8: ‘ho combattuto la buona battaglia, ho finito la gara, ho mantenuto la fede’”.
Nato a Beizhen, il 12 ottobre 1986, morto a Wuhan il 7 febbraio 2020, questo medico oculista dell’ospedale centrale di Wuhan, fu uno dei primi medici a riconoscere la pericolosità della polmonite di Wuhan, lanciando l’allarme sul coronavirus il 30 dicembre 2019.
Il 3 gennaio 2020, la polizia di Wuhan lo ha convocato ammonendolo per “aver detto commenti falsi su Internet”.
Subito dopo il regime comunista cinese si è accorto dell’errore e il dottor Li Wen Liang era tornato al lavoro in ospedale ma ha contratto il coronavirus da un paziente infetto, contagio che lo ha portato alla morte.
Dopo il suo decesso, il governo cinese ha dichiarato di aver aperto un’inchiesta sull’accaduto e intanto il medico cristiano è diventato un eroe nazionale, almeno per il popolo, considerando che il governo nazionale comunista è sostanzialmente ateo e reprime con la forza quasi tutto ciò che riguarda le fedi presenti nel popoloso paese asiatico.
Il dottore ha offerto un’eredità che lascerà sempre un segno nel cuore del popolo cinese. Si è preso cura dei pazienti e ha cercato di fermare la diffusione del coronavirus sapendo che molto probabilmente sarebbe stato infettato. Il dottor Li Wen ha scelto di donare la sua vita per cercare di salvare quella di altri.
Ecco il testo che ha lasciato
“Non voglio essere un eroe.
Ho ancora i miei genitori, i
miei figli, la mia moglie incinta che sta per partorire e molti dei miei pazienti nel reparto.
Sebbene la mia integrità non possa essere scambiata con la bontà degli altri, nonostante la mia perdita e confusione,
dovrei procedere comunque.
Chi mi lascia scegliere questo paese e questa famiglia?
Quanti reclami ho?
Quando questa battaglia sarà finita, guarderò il cielo,
con lacrime come la pioggia.
Non voglio essere un eroe.
Ma come medico,
non riesco a vedere questo virus sconosciuto che fa
male ai miei coetanei e a così tante persone innocenti.
Anche se stanno morendo,
mi guardano sempre negli occhi, con la loro speranza di vita.
Chi avrebbe mai capito che stavo per morire?
La mia anima è in paradiso,
guardando il letto bianco,
su cui giace il mio stesso corpo,
con la stessa faccia familiare.
Dove sono i miei genitori?
E la mia cara moglie,
la signora che una volta ho avuto difficoltà a inseguire?
Combattere fino all’ultimo respiro.
C’è una luce nel cielo!
Alla fine di quella luce c’è il paradiso di cui spesso la gente parla.
Ma preferirei non andarci.
Preferirei tornare nella mia città natale a Wuhan.
Ho la mia nuova casa lì,
per la quale devo ancora pagare il prestito ogni mese.
Come posso rinunciare?
Come posso rinunciare?
Per i miei genitori perdere il figlio quanto deve essere triste?
Per la mia dolcezza senza suo marito, come può affrontare le vicissitudini del suo futuro?
Me ne sono già andato
Li vedo prendere il mio corpo,
metterlo in una borsa,
dentro la quale giacciono molti connazionali.
Andati come me,
spinti nel fuoco, nel focolare,
all’alba.
Arrivederci, miei cari.
Addio, Wuhan, la mia città natale.
Spero che, dopo il disastro,
ti ricorderai che qualcuno ha provato a farti sapere la verità il prima possibile.
Spero che, dopo il disastro,
imparerai cosa significa essere giusti.
Mai più brave persone
dovrebbero soffrire di paura senza fine e tristezza indifesa.
‘Ho combattuto la buona battaglia, ho finito la gara.
Ho mantenuto la fede.
Ora c’è in serbo per me la corona della giustizia” (Li Wen Liang).