di Eduardo Barra, fonte Orizzonte 39
Quella che si è aperta con l’emergenza coronavirus non è solo una crisi sanitaria di portata epocale ma anche uno spartiacque tra il mondo che era e quello che sarà. A parte gli eventuali cambiamenti di stile di vita, l’aspetto che da oggi, in piena crisi, occorre cominciare a valutare nelle varie prospettive è quello economico e finanziario.
In questi giorni siamo tutti presi dalla paura e l’istinto di sopravvivenza ci porta a considerare, giustamente, come prioritaria la questione salute ma, lentamente, si cominceranno a manifestare gli effetti provocati dallo stop di tutte le attività e della produttività. Saranno ferite profonde in un sistema già segnato da troppe variabili e intima instabilità.
Mario Draghi, uomo perspicace e per nulla timoroso di affermare le proprie idee ha indicato, in queste ore, una serie d’interventi tesi a evitare che il sistema economico-produttivo-finanziario imploda su se stesso con effetti disastrosi.
Il ragionamento di Draghi è persino semplice nella sua struttura: per evitare il tracollo occorre che lo Stato abbia un ruolo corretto “nel distribuire il proprio bilancio per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire”.
In pratica per l’economista è fondamentale proteggere l’occupazione e la capacità produttiva del sistema Paese attraverso un sostegno di liquidità necessario per evitare la paralisi funzionale. Su questo punto, secondo Draghi, è lo Stato che deve supportare con le dovute garanzie il debito prodotto da linee di credito che le banche devono aprire. Un supporto necessario di liquidità a costo zero che consentirebbe di avviare il processo di ripresa senza particolari affanni per chi sta vivendo l’emergenza con il blocco delle proprie attività. Appare evidente che in questo modo i livelli di debito pubblico sono destinati a crescere, ma l’alternativa sarebbe il disastro per l’economia stessa.
Una posizione condivisa da molti. Salvini stesso accoglie le proposte di Draghi come ragionevoli e utili rilevando come il “fare debito per aiutare lavoratori e cittadini non sia una bestemmia” e ritenendosi “contento di quello che potrà nascere” a seguito delle sue affermazioni. Le parole del leader della Lega sono un segnale importante e utile a compattare il fronte di chi, pur evitando polemiche in questo momento, ritiene l’operato di Conte e del Governo debole e incerto.
Tornando al ragionamento di Draghi le possibilità di tradurlo, in effetti, pratici rimane molto legato alla forza dell’esecutivo e alle spinte che i governi europei, il nostro per primo, sapranno dare alle logiche dettate dalla Germania. In ogni caso il discorso di Draghi apre uno scenario diverso verso il quale anche la Bce, con tutte le necessarie cautele, sembra dirigersi.
Di certo il tutto si può ben sintetizzare nella dichiarazione che ci ha rilasciato lo scrittore Raffaele Lauro, già senatore della Repubblica: “Il Presidente Mario Draghi ha tracciato la strada per uscire dalla crisi. Un segnale illuminante per il nostro futuro”.
Speriamo che venga seguito.