18/04/2020

recensione di Raffaele Lauro

La scrittrice Anna Maria Gargiulo, in questa raccolta di racconti dal titolo evocativo, “Dove cadono le rondini”, narra di sé ma anche di chi le sta intorno, proponendo l’immagine di ciò che ha vissuto, ascoltato, raccolto. Il tutto inserito nella cornice della sua esistenza e del suo modo delicato di percepire quell’esistente. L’Autrice porta in superficie memorie, sperienze ed emozioni intense, tutti aspetti significativi da lei vissuti. I racconti di “Dove cadono le rondini” sono scritti con le emozioni, guardando al di là del tangibile, per cogliere ogni tipo di sentimento che emerge dal vivere quotidiano. E Anna Maria Gargiulo riesce a toccare con finezza il proprio vissuto, che diviene il vissuto di ciascuno, condividendo con il lettore una parte molto importante e intima di sé. Tutto conducendolo attraverso luoghi ed epoche diverse, in una sorta di esodo spirituale in cui la terra promessa è il cammino stesso, cadenzato da tre tappe, le tre parti in cui è divisa la raccolta: “Ricordi d’infanzia”, “Terra di mezzo” e “Il cuore delle donne”. La scrittura rappresenta l’arte di esprimere e rappresentare immagini, sentimenti, con parole. Come la musica, deve essere interpretabile, deve stimolare sensazioni, emozioni, ricordi, attraverso le parole. La prosa di Anna Maria Gargiulo appare, innanzi tutto, come “impressionista”. Diventa soggettiva rappresentazione della realtà, con la tecnica propria dei pittori impressionisti. L’Autrice, infatti, evita qualsiasi costruzione ideale, per occuparsi soltanto dei “phoenomena”, quali essi “appaiono” nella sua ispirazione. Non c’è, nella prosa della Gargiulo, alcuna evasione verso mondi idilliaci o esotici, quanto piuttosto, la volontà di calarsi interamente nella concretezza sentimentale che la anima. Il paesaggio letterario trasborda direttamente dagli occhi e dal cuore della scrittrice. La prosa di Anna Maria Gargiulo si nutre principalmente di luce. Non rappresenta il frutto di un chiuso atelier di ispirazione, ancorché raffinato, quanto piuttosto un paesaggio dell’anima, in cui germoglia la scrittrice. Così, l’Autrice coglie tutti gli effetti luministici che la visione diretta le fornisce. La sua prosa diventa, di conseguenza, estremamente mutevole e questa mutevolezza rappresenta la caratteristica più significativa del suo “modus scribendi”. Lo stile della Gargiulo cattura le sue emozioni, contrapponendole in immagini contrastanti, che sfuggono al tempo e al luogo, a fugaci e vivide impressioni, in una sintesi che scoperchia gli strati profondi dell’animo, provocando, così, sensazioni di realismo, di naturalezza, di complicità, ma, al tempo stesso, anche di distaccata e indifferente leggerezza. Il lettore, in tal modo, fa ricorso alla sensazione e all’identificazione con le impressioni suggerite. E oblia la ragione! Si libera delle sovrastrutture della mente, dei concetti inutili e superflui, i quali si affollano intorno ad una veduta, ad una esperienza, cogliendo, così, la sostanza di un’esperienza e il nucleo di un’emozione. La prosa di Anna Maria Gargiulo, quindi, è seduzione e incanto, una soggettiva rappresentazione della realtà, che evita qualsiasi costruzione ideale, sovrastrutturale, per occuparsi della realtà quale essa appare all’ispirazione. Il linguaggio, sempre musicale, armonico, con variegate sonorità, si alimenta, soprattutto, dell’uso del colore e dei suoni, che costituiscono gli elementi fondanti della sua visione letteraria, nutrita, principalmente, di luce, perché nasce, comunque, nella solarità sorrentina. “Dove cadono le rondini” è un’opera scritta dall’Autrice certamente per se stessa ma anche con la necessità di essere poi “ascoltata” da menti e cuori aperti. Attraverso le sue pagine si coglie lo sforzo di comunicare, di rendere ancora più significativa l’esperienza personale grazie alla condivisione. Un libro, dunque, scritto con l’anima.



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