16/05/2020
Caro Raffaele, se tu fossi qui, a Milano, scriveresti di una città che vede negli ultimi giorni i negozianti che puliscono vetrine, tolgono i capi invernali per mostrare colori del cielo, invitanti, pregando di sollecitare le clienti all’acquisto, nella speranza dell’estate... e vedresti file davanti al negozi di alimentari, ordinate dal senso civico di rispetto delle distanze. E bambini che giocano tutto insieme, abbracciandosi in giochi nuovi che odorano di normalità ma che vengono dalla paura di non poter giocare. E coppie di anziani che si sorreggono tenendosi per mano indossando guanti e mascherine, perché il virus è nell’aria e nella mente di tutti. Sopra a tutto, un coperchio trasparente di angoscia, mamme che scelgono con cura i biscotti meno costosi al supermercato facendo a mente i costi per capire se possono farcela. Questa è Milano oggi, la mia città sempre attiva, sempre di corsa, dove si vive bene a patto di avere stipendi importanti che consentono di fruire di tutto ciò che la città ci offre. Davanti all’Arco della Pace, c’è una distesa di sedie vuote lasciate lì dalla protesta dei ristoratori, sembrano lapidi di un ordinato cimitero di guerra, senza nomi, solo a ricordare un caduto. Cosa accadrà? Come potremo riprenderci dalla follia di questi mesi, dalla gestione di governanti che non sanno pensare, parlare, che esprimono pensieri annullati dal non verbale dei loro volti ?? Tu che sei saggio scrivi di speranza, di piccoli successi, consiglia Tu al popolo come sollevarsi perché da solo il popolo questa volta non ce la farà. Tua, Emanuela - Buon giorno, cara Emanuela! Raccolgo il Tuo drammatico grido di dolore da Milano, su Milano, che diviene parte della mia angoscia presente e dei miei incubi notturni. Continueremo ad essere aggrappati alla speranza, come naufraghi ad un pezzo di legno in mezzo all’oceano in tempesta. Coraggio! Ti voglio un gran bene! Tuo, Raffaele