29/10/2020
di Raffaele Lauro *
La mediocre, banale e inconferente non-risposta di Giuseppe Conte al maestro Riccardo Muti, nonché le dichiarazioni di martedi sera, rese dal premier, dopo il consiglio dei ministri, che ha approvato il decreto sui ristori, un altro provvedimento illusionistico, rappresentano la cartina di tornasole del fallimento definitivo, e non più mascherabile, del governo non solo nel contenimento anche della seconda ondata epidemica, del tutto ignorata, ma nella mancata ripresa economica, trionfalisticamente annunziata questa estate. Preannunziare un Natale sereno, sempreché il cittadini rispettino le nuove regole restrittive appena varate, costituisce un altro, l'ennesimo, gioco di prestigio, da otto mesi ad oggi, un tentativo estremo di esorcizzare la marea che avanza, il punto di non ritorno di questo scellerato esecutivo. Delle due, l'una: o il premier vive in una bolla di potere, che gli preclude di guardare in faccia alla realtà, o mente deliberatamente, tentando di guadagnare ancora del tempo, sperando in un altro miracolo della sopravvivenza del suo governo. Ebbene, un altro miracolo, come quello del maggio scorso, non si verificherà, perché le condizioni sociali, economiche, morali, psicologiche e di tenuta dello stesso ordine pubblico sono profondamente mutate, in peggio. E minacciano la vita civile del nostro paese e le stesse istituzioni democratiche. Volesse Iddio che non fosse così, ma le misure varate, pur distruggendo definitivamente interi comparti economici, non freneranno l'epidemia; i ristori promessi, ammesso e non concesso che fossero stavolta tempestivi, non risolveranno la crisi di liquidità delle aziende; l'inevitabile lockdown, totale e generalizzato, ci consegnerà un Natale dell'angoscia e del timore nel futuro. Accanto a Conte, come agitati e miopi interpreti di una tragedia shakespeariana, all'italiana, danno prova anch'essi di una completa inconsapevolezza della gravissima situazione, al limite dell'incoscienza, i coprotagonisti politici di questo fallimento. Non hanno ancora capito, mentre brigano per conservare lo status quo governativo, per aspirare ad un rimpasto di poltrone ministeriali o per ritornare capi politici, che anche il loro tempo è scaduto. C'è ancora qualcuno che riesce ad immaginare come questo esecutivo sia in grado di gestire l'uragano in arrivo? Conte se intende rispettare quel "grande popolo", che spesso retoricamente richiama, il popolo italiano, salga, quanto prima, al Quirinale e rimetta il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Consenta che venga nominato un governo nazionale di salute pubblica, guidato e composto da personalità autorevoli, competenti e sperimentate, in grado di affrontare una situazione di emergenza e di portare prima il paese fuori dalla tempesta e, poi, ad elezioni politiche anticipate. Sarebbe più dignitoso prendere atto di un fallimento che è sotto gli occhi di tutti. Sarebbe, invece, molto disonorevole, colpevole e irresponsabile procrastinare questa agonia, nonché ingannare se stessi e il paese che si dovrebbe governare.
* Segretario Generale di Unimpresa