02/12/2020

«Mentre, ogni giorno, chiudono l'attività o dichiarano il fallimento, centinaia di micro, piccole e medie imprese, come documentato dal nostro centro studi, in barba alla tombola dei nuovi ristori e ai ridicoli rinvii a breve degli adempimenti fiscali, il mondo imprenditoriale assiste, attonito e sconcertato, alla bagarre politica in atto sul Mes, che arriverà in parlamento il 9 dicembre, e alla volontà del premier Conte di delegare a un esercito di consulenti (300, perché non 3000?), cosiddetti esperti, selezionati non si sa come e non si sa da chi, la gestione e il controllo sui progetti del Recovery Fund. Il ministro Gualtieri non ha spiegato con chiarezza cosa significhi, per gli impegni futuri del nostro paese, l'adesione espressa in sede europea al cosiddetto "Mes generale", rispetto al "Mes sanitario", fino ad ieri concepito per rafforzare il nostro sistema della sanità, in caso di nuove ondate epidemiche». Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro, spiegando che «la pratica deleteria del premier Conte di allargare all'infinito le responsabilità decisionali, persino su un piano strategico, come il Recovery Fund, peraltro ancora ignoto nei dettagli, mette in serio pericolo l'utilizzo corretto ed efficace delle uniche risorse finanziarie potenzialmente disponibili, i 209 miliardi di euro, in grado di sostenere una possibile ripresa economica nel prossimo triennio. In tal modo, il governo abdica, di fatto, alle proprie responsabilità istituzionali, confessando l'inadeguatezza dei singoli ministri a gestire i progetti di rispettiva competenza e la sua incapacità, ormai cronica, a garantire il coordinamento unitario della fase esecutiva. Moltiplicare all'infinito i centri decisionali, come avvenuto nella gestione della pandemia, significa soltanto provocare un'altra e devastante anarchia di ruoli». Secondo il segretario generale di Unimpresa «i contorsionismi dei partiti della maggioranza e della opposizione, spaccati anche al loro interno su decisioni essenziali, nonché la confusione che continua a regnare sovrana nell'esecutivo, alimentano e non risolvono la tragedia sanitaria, economica e sociale, con un numero di decessi, di disoccupati e di nuovi poveri in drammatico aumento. O si cambia radicalmente rotta, allo stato del tutto improbabile, o si cambia il governo. Non esiste altra possibilità: tertium non datur».

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