06/02/2022

di Raffaele Lauro (*)

Due sono le riforme strutturali, più importanti e strategiche, che metteranno alla prova, nelle prossime settimane, la determinazione politica del governo Draghi e la stessa tenuta della maggioranza: il fisco e la giustizia. Riforme di sistema, queste, da sempre attese dal mondo delle imprese, specie dalle pmi, non più rinviabili e destinate non solo ad incidere sull'attuazione del Pnrr, ma a rivoluzionare, in termini positivi, le prospettive di sviluppo economico e civile del nostro paese,  nell'era post pandemica. Una riforma fiscale equa, non più predatoria, contribuirebbe a ristabilire un rapporto di fiducia cittadino/Stato e a risolvere lo scandalo dell'evasione fiscale. Una riforma della giustizia, in termini di efficienza e di rispetto dei ruoli, come previsti dalla costituzione,  contribuirebbe a ristabilire un rapporto di fiducia cittadino/giudice, oggi del tutto compromesso dai recenti scandali, nonché dai non piú tollerabili episodi di malagiustiza e dagli sconfinanenti di parte della magistratura nella lotta politica. Purtroppo quanto fin qui proposto dall'esecutivo non sembra corrispondere, per entrambe le riforme, alle attese decennali del mondo imprenditoriale e del lavoro.  Inoltre, come si può dedurre, sulla seconda, pesa il forte richiamo, nel suo discorso di insediamento, del presidente della Repubblica Mattarella. Senza contare la carica esplosiva sul potere castale della magistratura delle correnti, in arrivo dal referendum abrogativo sulla giustizia. Se i sei quesiti (riforma CSM, responsabilitá civile dei giudici, procedimento di valutazione dei magistrati, separazione delle carriere, limiti agli abusi delle misure cautelari e abrogazione della legge Severino)                                     dovessero ottenere dalla Corte Costituzionale, da qui a pochi giorni, un giudizio di ammissibilitá, si voterá nella tarda primavera. Nessuno, sano di mente, puó dubitare, fin d'ora, sul trionfo dei si, che metterebbe con le spalle al muro il governo, il parlamento, i partiti politici e l'attuale assetto dell'ordinamento giudiziario. Una radicale rivoluzione dal basso che sanzionerebbe, di nuovo, l'incapacitá, la debolezza e il fallimento totale della classe politica nazionale!

(*) Segretario Generale di Unimpresa

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