09/02/2022

Domani, 10 febbraio 2022, lo scrittore, saggista e politologo sorrentino, Raffaele Lauro, il quale risiede a Roma dal 1984, compie 78 anni. Come sempre è intellettualmente attivissimo e inesausto, presente quotidianamente sui media, nazionali e locali, con interventi rigorosi, su temi istituzionali, culturali, politici ed economico-sociali, raccolti, poi, in e-book, disponibili, gratuitamente, sul suo aggiornatissimo sito web (www.raffaelelauro.it). Anche in ragione del suo incarico attuale di segretario generale di Unimpresa, a tutela delle piccole e medie imprese, travagliate dalla drammatica crisi pandemica, le sue analisi, talvolta spietate, sono oggetto di grande attenzione, anche critica, a livello di governo, parlamento, mondo imprenditoriale e del lavoro, nonché da parte di quanti, anche in Penisola Sorrentina, lo hanno seguito, da anni, come docente, scrittore, prefetto e senatore della Repubblica del nostro collegio. Il suo legame affettivo, infatti, con la terra natale è costante e forte, come la vivace attenzione ai problemi della nostra costiera e della Regione Campania. Confermando una nostra tradizione, gli abbiamo chiesto un’intervista, a tutto campo, sul piano personale e sui maggiori argomenti di attualità politica ed economica. E, al solito, non ha deluso le nostre aspettative di operatori dell’informazione (Red. Politica in Penisola).

D.: Innanzitutto, prof, fervidi auguri di buon compleanno, in buona salute e con attività sempre di successo. Come celebrerà, domani, il suo traguardo dei 78 anni e quali nuove sorprese editoriali ci riserva per il 2022?

R.: Ringrazio, di cuore, per gli auguri di buona salute, in particolare per quella mentale, la più importante, specie in tempi perigliosi, come quelli che stiamo vivendo, e in presenza di una crescente falange di matti, di esaltati e di odiatori sociali, che affollano la politica, il web e anche le strade del nostro paese. Nessuna celebrazione, solo un brindisi, in famiglia, e una preghiera di ringraziamento, rivolta ai tanti amici, che si ricordano ancora di me, nonché a quanti lavorano, con tenacia, fiducia, sacrificio e spirito positivo, per la ripresa, anche ideale, civile e morale, del nostro amato paese, al fine di lasciare in eredità, alle nuove generazioni, prospettive di sviluppo, non solo macerie.

D.: Sappiamo che, fortunatamente, ha scampato il maledetto virus! Come ha vissuto il 2021? Ha ripreso con la sua passione per la narrativa?

R.: Con l’aiuto di Dio, finora l’ho scampata bella! Mi sono molto difeso, vivendo pochissimi eventi pubblici in presenza e, per le attività di Unimpresa, quotidiane conference call. Ma siamo tutti sotto il cielo! Mi è dispiaciuto, comunque, dover rinviare più volte la presentazione, in Senato e in penisola, del bellissimo saggio critico, già edito, dal titolo “L’Universo Amore”, che la giornalista culturale e brillante scrittrice siciliana, Patrizia Danzè, ha dedicato all’intera mia opera narrativa. Speriamo che, nel corso di quest’anno, sia possibile recuperare gli eventi di presentazione a Roma, in penisola e a Messina, città della Danzè. Me lo chiedono molti amici sorrentini.

D.: Dove lo presenterà in penisola?

R.: La presentazione, in anteprima, sicuramente a Sant’Agnello. Poi si vedrà! Ho ricevuto, a riguardo, un gradito invito da parte del Sindaco, Piergiorgio Sagristani, alla cui famiglia sono legato per li rami. Il nonno Carlo, infatti, generale medico, era il padrino di cresima di mio padre Luigi e medico di famiglia, il quale, tra l’altro, nella mia pubertà, mi ha salvato la vita. Ero un anoressico ante litteram! Sarà emozionante ritornare alle mie origini, all’infanzia tra Migliaro, dove sono nato nella casa di fronte alla Chiesa di San Martino, e il Rione Angri, dove sono cresciuto, nonché nella Chiesa Parrocchiale di Sant’Agnello, dove facevo da chierichetto all’indimenticabile parroco, mons, Giuseppe Iaccarino. Sarà anche l’occasione per rendere omaggio alla gloriosa storia e agli amici della Società Operaia di Mutuo Soccorso, fondata nel 1907, di cui mi onoro essere socio onorario.

D.: Nessuna novità letteraria?

R.: Dovrebbe finalmente essere pubblicato, come romanzo biografico, il mio elogio della solitudine, dedicato alla divina Greta Garbo, dopo il suo addio al cinema. Il suo mondo interiore, la sua mitica riservatezza e il suo distacco mondano, per sua scelta. Sentimento quanto mai attuale, come in questo biennio di solitudini, di sofferenze, anche psicologiche, e di dolori, tanti dolori per le troppe vittime della pandemia. Anche persone care!

D.: Abbiamo letto e pubblicato i suoi commoventi e intesi necrologi, dai quali traspaiono gli affetti solidali con le famiglie locali degli scomparsi e, nel rapporto con la morte di giovani vite, la sua salda fede cristiana!

R.: Chi ha avuto modo di leggere i miei romanzi biografici, ad esempio quelli su Lucio Dalla o, in particolare, la “Trilogia della Vita, dell’Eros e della Morte” sa perché i conti con la fine della vita terrena li ho fatti fin da ragazzo. Le domande eterne sull’altrove non hanno avuto mai adeguate risposte dai miei percorsi filosofici, né dalle teorie scientifiche e neppure dai grandi eroi dell’umanità. Solo dai misteri della fede cristiana, dal ripudio della superbia e dalla caduta di Lucifero. Pur nel conforto della fede, comunque, resta il grande dolore per la scomparsa di tanti innocenti, in particolare di molte giovani vite. Dolore e ferite insanabili, senza fine, per i genitori e anche, un poco, per un docente, che vede premorire degli ex allievi.

D.: La sua vicenda umana è stata caratterizzata, finora, attraverso fasi successive di impegni diversi, sempre più rilevanti, da una grande concretezza, dal fare, da una continua verifica, tra pensiero e azione, tra pensiero, progetto e realtà fattuale. Realizzazioni. Da questo punto di vista, lei rimane un intellettuale atipico?

R.: Grazie per questa domanda, che mi riporta, di nuovo, all’infanzia! Certamente non sono e non mi sento solo un intellettuale, benché mai tipico, cioè astratto e inconcludente. Anche se da Benedetto Croce ho imparato che “le idee camminano sulle gambe degli uomini”, altrimenti restano appese, come ideali caciocavalli, nell’iperuranio platonico. Ho vissuto, da fanciullo come un dreamer, da mini aspirante alla santità, fino a quando non ho provocato un incendio del mio altare domestico di preghiere e, fortunatamente, in tempo, non di tutta la casa. La decisione di mio padre di farmi lavorare in un grande albergo, come boy lift, mi ha riportato con i piedi per terra, nella realtà. Niente educa più del lavoro, pedagogia americana! Niente di più vero, almeno per me! Da allora a oggi, questo confronto con la realtà, anche nei rapporti umani, non sempre gradevoli e gratificanti, ha segnato tutta la mia vita, nel bene e nel male, nei successi e nelle delusioni per le battaglie perdute! Le sconfitte: da studente universitario, da docente, da assessore alla cultura, da collaboratore e consigliere ministeriale, da prefetto, da capo di gabinetto, da senatore della Repubblica, da pubblicista e da manager. Testimone diretto della nobiltà e delle miserie della vita pubblica.

D.: In sede di bilancio, anche se provvisorio, tenendo conto delle sfide ancora in corso, senza riferimenti ai successi, di cui sappiamo, quali sono le battaglie perdute, che, se potesse, non rifarebbe: le sue sconfitte di personaggio pubblico?

R.: Le battaglie, anche se in passato perdute, le rifarei tutte, nella speranza che tempi nuovi potessero rendere possibile la loro vittoria. L’elenco sarebbe lungo, mi limito a citare le più rilevanti del mio complesso percorso, come amministratore, dirigente o legislatore. A livello locale, la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, per un turismo sostenibile e culturale, in un’ottica comprensoriale dei servizi destinati ai cittadini e agli ospiti. Tema divenuto ora di attualità, non più rinviabile. La lotta alla droga, alla mafia, al racket, all’usura e al gioco d’azzardo. Le riforme amministrative e strutturali: dal coordinamento delle forze di polizia al piano di politica industriale. E, più di recente, la riforma della Costituzione, dei partiti, del fisco e della giustizia. In primis, l’attuazione dell’art. 3 della Costituzione: l’uguaglianza reale dei cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, eccetera. Il rispetto vero, non formale, per la dignitá della persona umana, sempre e comunque, qualunque sia il modo di esprimersi e di essere,  purchè nel rispetto altrui.

D.: A molti sfugge perché lei abbia accettato l’ultima sfida, nell’ambito del mondo datoriale della piccola e media impresa! Invece di continuare, da pubblicista, da politologo e osservatore severo della crisi della politica, come testimoniano le prime tre raccolte di interventi, dedicate a questa legislatura, che lei ha ben definito “disgraziata”!


R.: Se qualche dubbioso di buona volontà avesse la benevolenza (e la pazienza) di leggere, in successione, i miei tre diari politici, pubblicati, in formato e-book e disponibili sul mio sito web, vi troverebbe le risposte a questa legittima domanda: dalla scandalosa campagna elettorale del 2018 e ai risultati elettorali, con la pseudo-vittoria del M5s, al primo e al secondo governo Conte, ai clamorosi errori sulla gestione della pandemia fino al governo Draghi, sostenuto da una cosiddetta maggioranza di unità nazionale. Quanto accaduto, quanto sta accadendo in queste ultime ore, era stato tutto anticipato, perché prevedibile e non per virtù profetiche, ma per un’analisi realistica della crisi dei partiti e della nostra democrazia parlamentare. Crisi che ha avuto la sua penosa controprova nella tormentata elezione del presidente della Repubblica. La crisi economica e sociale, che, da due anni, ha investito, come un uragano, il tessuto più prezioso dell’economia nazionale, cioè le piccole e medie imprese, mi ha indotto a scendere, di nuovo, in campo, ad accettare questa ennesima sfida! Passare dai piani alti del “Palazzo”, di pasoliniana memoria, alla sopravvivenza quotidiana di chi combatte contro la burocrazia, il fisco, il costo delle materie prime e, non di rado, contro i parassiti criminali, è stato un altro salutare bagno nella realtà! Come quando mi toccò, da ragazzo, diventare uno studente-lavoratore e scoprire il bello e il brutto della società e del mondo.

D.: Quasi ogni giorno lei tuona, come segretario generale di Unimpresa, contro i partiti e lo stesso governo Draghi, sollecitando, in questo scorcio di legislatura, almeno le riforme più urgenti, come un fisco più equo e una giustizia più giusta, riforme vitali per le PMI. Inoltre mette in guardia governo, parlamento e partiti dalla spada di Damocle dei referendum abrogativi in arrivo. Infine, irride il surreale dibattito sulla riforma elettorale, tra vecchi sostenitori del maggioritario, convertiti al proporzionale. E viceversa! Cosa prevede che accada, prima di tornare alle urne, nel 2023 o prima?

R.: Non tuono, perché non sono Giove, non irrido nessuno, perché, nonostante tutto, ho rispetto per le istituzioni democratiche. Metto in guardia, certo, da un risultato del referendum che sancirebbe il fallimento definitivo dell’intera classe politica. Ma non faccio previsioni e non ho la vocazione di Cassandra. Osservo, tuttavia, le macerie sul palcoscenico: coalizioni spappolate, partiti decapitati, governo indebolito, riforme strutturali e Pnrr in ritardo, risorse europee a rischio, spread alle stelle, inflazione galoppante, bollette-energia insostenibili, famiglie e imprese con l’acqua alla gola, paura per il futuro e, per non farci mancare niente, venti di guerra alle frontiere europee. E mi chiedo, angosciato, se dovesse cadere il governo e andare ad elezioni anticipate, con quali programmi e alleanze le forze politiche avrebbero il coraggio di presentarsi al corpo elettorale? Non dissimile sarebbe l’interrogativo, se questo governo fosse costretto a trascinarsi per dieci mesi, mancando gli obiettivi per i quali è nato. Non si tratta, quindi, di essere pessimisti o ottimisti, ma di guardare in faccia alla realtà. Purtroppo!

D.: Quest’analisi, al solito spietata, ma vera e condivisibile, lascia presagire un ulteriore distacco tra cittadini e istituzioni pubbliche?

R.: Senza dubbio. Celiando posso dire che, visto il successo di ascolti del festival di Sanremo, sarebbe opportuno tenere un festival al mese per distrarre gli italiani e distoglierli dalla presa d’atto della situazione. Oppure organizzarsi… per una nuova resistenza!

Allora prof, buon compleanno e buona resistenza! E grazie per la consueta lucidità, sebbene amara!

Pubblicata sul giornale on line “Politica in Penisola”, in data 9 febbraio 2022

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