26/03/2022

Il consiglio nazionale di Unimpresa ha approfondito e rinnovato le proposte, illustrate dal segretario generale, Raffaele Lauro, dell’associazione per risolvere, nel medio e a lungo termine, in sede europea e nazionale, la crisi energetica, provocata dalla guerra di aggressione della Russia all’Ucraina e al conseguente ricatto russo sulle forniture di petrolio e di gas, specie nei riguardi del nostro paese. In sede europea, i paesi membri dell’Unione europea non possono più procedere in ordine sparso e limitarsi a varare un tetto al prezzo dei prodotti energetici, vanificato, poi, dalle leggi di mercato, ma hanno il dovere di adottare,  per l’immediato, come per i vaccini, un acquirente unico europeo, che consenta consistenti economie e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, alternative a quella russa.  E, nel medio termine, decidere di varare finalmente una rete europea dell’energia, superando vecchi egoismi nazionali, come quelli francesi, decidendo anche a maggioranza. Basterebbe soltanto l’annunzio di questa decisione dell’Unione europea per ridurre a più miti consigli, più delle stesse sanzioni, le pretese ricattatorie di Putin nei confronti dell’Europa e dell’Italia. In sede nazionale, oltre quelle già varate dal governo Draghi - un primo passo, ancora insufficiente, sia nei contenuti che nei tempi limitati! - l’esecutivo dovrebbe approvare ulteriori misure ancora più incisive. La minaccia dell’inflazione e della recessione economica, con la caduta del Pil, rischierebbe, altrimenti, di strangolare definitivamente le micro, piccole e medie imprese. Necessitano, quindi, altri provvedimenti, come quelli adottati nella fase iniziale della pandemia (dalla proroga delle cartelle fiscali e delle rate dei vecchi prestiti, al varo di nuovi prestiti garantiti sempre dallo Stato), per sostenere la liquidità delle imprese, ormai agli sgoccioli. Sui costi dell’energia, gravanti sulle PMI, il governo dovrebbe  realizzare, da subito, un piano nazionale ad hoc, a carattere strutturale, affinché le PMI si possano dotare, in proprietà o in leasing, di singoli impianti autoproduttivi di energia pulita, i cui costo dovrebbe essere coperto al 60% con un contributo pubblico a fondo perduto e per il 40%, con prestiti agevolati a lungo termine, sempre garantiti dallo Stato. Un misura straordinaria, a carattere strutturale, collaterale ai progetti del Pnrr, che metterebbe in salvo il tessuto più prezioso del sistema economico nazionale e porrebbe fine agli extra profitti e alle speculazioni criminali e truffaldine dei padroni  del settore, a spese delle famiglie e delle aziende.


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