28/07/2022
03/06/2021
Di autobiografie di politici, ex post, veri memoriali, talora di enfatica autodifesa del proprio operato, ne sono piene librerie polverose e bancarelle di libri usati, magari non letti da alcuno. Rare sono le autobiografie di politici, sia pure non alle prime armi, che si apprestano, o perlomeno aspirano, ad assumere importanti responsabilità nel governo del proprio paese. Rarissime, se non uniche, quelle di donne impegnate nella vita pubblica. A quest’ultima categoria appartiene la recente autobiografia di Giorgia Meloni, dal titolo Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee, edita da Rizzoli, per la collana Saggi italiani.
Si tratta di un “Bildungsroman”, un vero romanzo di formazione, tra il sentimento familiare sulle proprie origini (le radici!) e la riflessione sul proprio percorso pubblico (le idee!), tra delicate e preziose esperienze umane, talune sofferte, di figlia, di sorella e di madre, e la ricostruzione del proprio impegno politico nativo, nell’ambito della destra, dal MSI ad AN, iniziato in giovanissima età, a 15 anni, e che ha portato la Meloni a ricoprire l’incarico di ministro della Gioventù (nel IV Governo Berlusconi), ad essere fondatrice e leader di “Fratelli d’Italia” e a diventare presidente del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei.
Come ha confessato l’autrice, la sua autobiografia aspira ad essere una doverosa testimonianza, rivolta ai cittadini elettori, sulla sua autentica identità, come persona e come responsabile di un partito in forte ascesa nel consenso popolare, che ha, tuttavia, di fronte, alcune sfide urgenti: la conferma della condanna morale del fascismo, già anticipata da Gianfranco Fini, come regime dittatoriale; il rafforzamento verso il centro della sua futura classe dirigente e parlamentare, ancora troppo schiacciata sul passato; il dialogo propositivo con il mondo produttivo del Nord, ancora sotto l’opzione leghista, al fine di evitare lo schiacciamento del consenso nelle regioni centro-meridionali; un riposizionamento strategico negli equilibri interni al centro destra, tra la Lega e quel che resta di Forza Italia.
Dunque un manifesto, anche se non dichiarato, della propria vita, anche interiore, morale e ideale, un memorandum di se stessa e, a memoria futura, “per se stessa”, un atto di lealtà e di trasparenza, rivolto all’opinione pubblica e, in primis, a quanti guardano a lei, come un punto di riferimento futuro della politica nazionale per fuoriuscire dalla fase drammatica che stiamo vivendo e dal marasma che contraddistingue i partiti dell’attuale maggioranza di governo. Da ultimo, un antidoto preventivo, questo certo dichiarato, uno scudo contro la libidine e la follia del potere, quel potere che insidia, minaccia e, di frequente, corrompe l’integrità di chi è chiamato ad esercitarlo ai vertici della res pubblica.
Va detto, quindi, senza stantii pregiudizi, che questa iniziativa, del tutto originale nel panorama politico nazionale, rappresenta un atto di coraggio e, insieme, un’operazione politica, a tutto tondo, destinata al successo, sia che sia nata dall’intuizione geniale della protagonista, sia che sia stata programmata a tavolino. Un’operazione anche di verità per sottrarre la sua immagine, anche di donna, al linciaggio organizzato di altre donne, commentatrici ideologizzate di costume e di vita pubblica, magari rose dall’invidia, tipica delle femministe arrabbiate. Donne contro donna!
Un’operazione politica e di costume che, al di là delle stesse intenzioni dell’autrice, investe sia la parte sentimentale dell’opera che quella squisitamente “ideologica”. Ne è prova, fin da ora, la scomposta e riprovevole reazione “stalinista” di intellettuali pseudo democratici, di docenti universitari paramarxisti, di librai post-comunisti. Nonché di femministe d’antan, anche scrittrici, che, prese di contropiede, censurano, offendono e, magari, non esiterebbero a mandare al rogo, in perfetto stile nazista, il libro della Meloni. E non si accorgono, così, paladine false della nostra costituzione repubblicana, di violare i principi sacrosanti della libertà di pensiero e quello di espressione. Residuati tutti di un compromesso “regime” comunicazionale, tra reti televisive e carta stampata, il cui livore e la cui bile comprovano, a contrariis, il successo non solo editoriale di questa iniziativa.
Il libro, dunque, se liberi da paraocchi faziosi, si può giudicare, nella sua interezza, una riuscita operazione politica, degna di riflessione e di apprezzamento, anche da parte di chi, sincero democratico, non proviene dalla stessa matrice politica, pur condividendone la strenua difesa dell’identità nazionale, il culto dell’amore patrio, il senso dello Stato, la lotta, senza quartiere, a tutte le mafie e ai loro traffici, nel nome di Falcone e di Borsellino, la rivendicata coerenza, il rispetto per tutti i principi della nostra carta costituzionale, a partire dall’art. 3, e, non da ultimo, il convincimento sulla necessità di un ruolo sempre più incisivo delle donne nella classe dirigente del paese.