09/05/2023

Carissimo Massimo, la notizia della Tua improvvisa e inattesa scomparsa, stamane, mi ha annichilito, straziato e gettato nel dolore più profondo. Perdo con Te non solo un grande amico (da più di quarant’anni!), ma un fratello, più giovane, saggio, premuroso e affettuoso, sempre presente e sempre vicino, anche nei momenti più drammatici della nostra storia nazionale, sempre prodigo di generosi consigli, di osservazioni profonde e di prospettive di speranza cristiana, dettate, specie queste ultime, dalla mente e dal cuore. Avrei voluto non dover scrivere mai questo messaggio di addio terreno e insieme di gratitudine, immaginando, e ci scherzavamo spesso nei nostri frequenti incontri romani, che sarebbe toccato a Te redigere il mio necrologio. Incontri che si dovevano rinnovare anche la prossima settimana. Conservo ancora la registrazione dell’intervista che mi facesti, negli anni Ottanta, Tu giovanissimo cronista, non ancora in RAI, io assessore al Comune di Sorrento. Da allora, le nostre vicende umane, anche familiari, e i nostri percorsi, professionali, politici e istituzionali, si sono intrecciati, nutriti reciprocamente di stima, di lealtà e di sentimenti amicali, nella comune fede nel Cristo. Come faccio, ora, così affranto e prostrato, a ricordare, con animo grato e imperitura riconoscenza, le nostre riflessioni, mai banali, sulla comunicazione, sulla rivoluzione digitale, sul degrado della politica e sulle istituzioni democratiche in crisi, gli scambi telefonici ed epistolari, le dediche sulle rispettive pubblicazioni, le espressioni benevole ed entusiastiche che spendevi per me, in Senato, a Sorrento e ovunque, come moderatore insostituibile e acuto, alla presentazione di tutti miei libri? Non mi hai mai detto di no, non mi hai mai abbandonato, non hai mai voluto essere sostituito, nelle occasioni più significative del mio percorso, culturale e istituzionale, come giornalista, come scrittore, come Capo Redattore del TGR Campania, come Presidente UCSI e, fino a ieri, come Direttore di RAI Vaticano! Grazie, caro Massimo, sinceramente grazie, anche per il nostro amore condiviso, per la costiera sorrentina, da Vico Equense alla Tua adorata Massa Lubrense! Sono testimone fedele della stima e dell’ammirazione di presidenti del Consiglio, di ministri, di cardinali, di direttori di giornale, di senatori, di deputati, di prefetti, di colleghi giornalisti, nei confronti della Tua rispettata persona, garbata e signorile, come uomo del suo tempo, come testimone di fede, come intellettuale, come dirigente e come osservatore dell’umanità sofferente, in cammino. Mi stringo, in lacrime, con un forte abbraccio a Barbara e ai Tuoi due adorati figli, memore del senso di protezione che nutrivi nei loro confronti, che mi confessavi e che non ti abbandonava mai. Non lascerò che la memoria dei nostri dialoghi si disperda, ma ho bisogno di riflettere e di superare questo angoscioso momento. Mi conforta, comunque, il nitido ricordo dei nostri confronti di idee sulla morte terrena, come passaggio, e della fede cristiana, come possibilità di rincontro, perché, come mi dicevi: “La storia di ogni persona umana non può finire nel nulla!”. Aspetto, caro Massimo, di rincontrarTi! Raffaele.



Massimo Milone, Raffaele Lauro e Pasquale Malva

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